Un venerdì mattina, in una Cappella di San Paolo, in Brasile, mentre ero in adorazione davanti al Santissimo Sacramento, la parola “santo” continuava a venirmi in mente. Non capivo che cosa stesse succedendo e che cosa fare, sebbene il Signore avesse messo nel mio cuore il desiderio di diventare santo da quando risalgono i miei ricordi, attraverso la mia amata madre, che anche voleva essere santa. So anche che ne sono ancora molto lontano, come chi vuole raggiungere la vetta del Monte Everest e si trova ancora alla base. Non potevo in ogni modo ignorare la realtà e così cominciai a riflettere sulla parola HOLY (SANTO) e a considerare che cosa potevano significare le quattro lettere di quella parola.
H – Humility (Umiltà)
Umiltà – Mi resi conto che, se voglio essere santo, devo cominciare dall’umiltà. Esaminai attentamente la vita dei santi che conoscevo e non ne trovai nessuno che fosse stato orgoglioso. Ciò che invece li rese santi fu che credettero e furono convinti che senza Dio non potevano diventare santi, non potevano compiere l’opera di Dio e vivere una vita di santità.
Cos’è l’umiltà? La parola “humus” in latino significa terreno, terra. La spiegazione di S. Tommaso d’Aquino sull’umiltà è importante. Egli afferma che l’umiltà è credere che tutto ciò che è buono in me viene da Dio. Ciò comprende anche il luogo di nascita, perché non l’ho scelto, ma me lo ha donato il buon Dio. Non ho scelto i miei genitori, ma sono un dono di Dio. Dovrei quindi ringraziare Dio e pregare per loro più assiduamente e ferventemente soprattutto se non sono in buoni rapporti con loro. A poco a poco mi rendo conto che tutto e tutti sono doni di Dio e devo diventare sempre più grato a Dio.
Dobbiamo riconoscere che tutti i talenti che abbiamo, come pure l’educazione che abbiamo ricevuto, sono tutti doni di Dio e devono essere usati per gli altri ed essere condivisi. L’umiltà non vuol dire negare la verità, ma rendere manifesta la santità di Dio attraverso i doni ricevuti.
Santa Teresa di Calcutta soleva affermare che è facile capire la grandezza di Dio, ma è più difficile capire l’umiltà di Dio. Come poté un Dio, che è impenetrabile, diventare uomo, nascere da donna, nascere sotto la legge della natura e accettare tutte le vicissitudini di questa vita terrena? Arrivò persino a dirci di imparare da Lui, che è mite e umile di cuore (cfr Mt 11,30).
San Tommaso d’Aquino afferma che l’umiltà si fonda su due pilastri: la verità e la giustizia. La verità, dice, è riconoscere che tutto ciò che è buono in noi viene da Dio; la giustizia significa quindi dare tutto l’onore e la gloria a Dio. Significa dare a Cesare ciò che appartiene a Cesare e dare a Dio ciò che è di Dio; in altre parole tutta la gloria e l’onore appartengono a Dio. Santa Teresa di Calcutta ne è un esempio: nulla le fece credere che i molti riconoscimenti e dottorati “ad honorem”, che ammontano a settecento, erano dovuti alle sue abilità, alla sua intelligenza e capacità, al suo potere. Era ben consapevole che era Lui e non lei, che gli attestati erano di Dio e non suoi. Tutto l’onore e la gloria andavano a Dio, compreso l’importante premio Nobel per la Pace del 10 dicembre 1979. Accettava inoltre tutti i riconoscimenti e gli onori nel nome dei poveri, per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.