7. IL “CARISMA DI MADRE TERESA”, LA VIA ALL’ETERNITÀ E IL VISTO PER ENTRARE IN PARADISO

“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49)

Il “Carisma di Madre Teresa” è un patrimonio inesauribile non solo per la famiglia dei Missionari della Carità, ma anche per tutte le persone di buona volontà di ogni religione, nazionalità, casta e colore. Il carisma dei Missionari della Carità deve continuare a diffondersi.

Il “Carisma di Madre Teresa” è in qualche modo parte della nostra vita quotidiana. E’ la via della pace e della gioia, è la via all’eternità, il visto per entrare in Paradiso, allena le persone per il Paradiso, per udire le parole di Gesù: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo…” (cfr. Mt 25,31-46).

Il “Carisma di Madre Teresa” ha la fede come fondamento, la speranza come forza motrice e la carità come scopo. Si fonda su una fede profonda e incrollabile, perché S. Teresa di Calcutta era convinta fin dall’inizio che la sua opera con i poveri era l’opera di Dio e che qualsiasi cosa facesse per qualcuno di loro lo faceva a Gesù. Si fonda sulla fede, perché S. Teresa M.C. dava da mangiare a Dio negli affamati, dissetava Dio negli assetati, lo vestiva di dignità negli ignudi, lo accoglieva nei senzatetto, lo visitava negli ammalati, negli anziani e nelle persone sole, nei lebbrosi, negli ammalati di AIDS e lo consolava in ogni genere di carcerati. 

Ogni volta che facciamo qualcosa per qualcuno, Cristo lo ritiene fatto a lui, sia che la persona lo meriti oppure no. Ogni essere umano è un figlio di Dio da rispettare e da amare come tale. Ogni essere umano è la personificazione dell’amore di Dio, non importa da dove viene o a quale religione appartiene. Il nostro colore e il paese d’origine sono casuali. Ciò che è essenziale è la nostra comune fratellanza nell’unica e sola paternità di Dio. Le mucche possono essere di diverso colore, ma il latte è sempre bianco!

Il “Carisma di Madre Teresa” è cristologico: è la continuazione della vita, della missione e del ministero di Gesù. Leggiamo, infatti, nel vangelo di Luca: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione…” (4,18-19).

Questo “carisma” è lo sforzo di mettere in pratica il vangelo di Matteo 25,31-46. La parabola del giudizio finale riguarda il regno di Dio, un regno che si inaugura già qui sulla terra. La parabola esprime e spiega l’unica realtà per la quale siamo stati creati da Dio e redenti da Gesù Cristo, attraverso la sua passione, morte e risurrezione. Contemplare il mistero della vita ci fa capire almeno in parte lo scopo del creatore, quando creò ogni cosa. Dio creò ogni cosa per l’essere umano e l’essere umano esiste per Dio. Le realtà create sono come finestre che si affacciano a Dio, attraverso le quali percepire la presenza e l’azione di Dio. Il sole, la luna, le stelle del cielo, gli alberi da frutto, gli uccelli e gli animali esistono come mezzo per ringraziare Dio. 

L’esempio del profeta Daniele e dei suoi compagni, gettati nella fornace ardente, con il fuoco acceso sette volte più del solito, e l’inno alla creazione di Dio che segue, vanno oltre ogni descrizione e ragione umana. Persino il sovrano fu costretto a credere nel Dio di quei giovani di straordinaria fede, zelo, fervore e convinzione, e fu costretto ad inchinarsi umilmente davanti a loro e a credere nell’unico vero Dio d’Israele (cfr. Dn 3,1-30; 14,41-42).

Il “Carisma di Madre Teresa”, vissuto con fede, speranza e amore, aiuterà molti “imperatori e re” furiosi del nostro tempo e di tutti i tempi ad inchinarsi, come molti di loro hanno fatto al funerale di 

Santa Teresa di Calcutta, quel sabato 13 settembre 1997, allo Stadio di Nethaji, a Calcutta, in India. Dio continuerà a chiamare “gli stolti di questo mondo per confondere i sapienti”, i deboli di questo mondo per confondere i forti. Questa è la rivoluzione dell’amore, che ebbe il suo culmine sulla Croce, il Venerdì Santo. Ciò che fu, e che è ancora per molti causa d’inciampo e follia, è diventata la forza e la sapienza di Dio per quelli che sono miti e umili di cuore.

Il “Carisma di Madre Teresa” sbocciò e mise le radici nella paradossale città di Calcutta, che era diventata il pozzo nero della miseria umana, non solo a causa della seconda guerra mondiale, ma soprattutto a causa della lotta per l’indipendenza dell’India, della divisione del paese in India e Pakistan in base alla religione, e delle terribili conseguenze che seguirono l’indipendenza dell’India  nel 1947. Milioni di rifugiati si riversarono nell’affollata Calcutta, occupando tutti gli spazi, dai margini della strada alle zone retrostanti i palazzi. Calcutta è da una parte la città della miseria umana, del caos e della confusione e dall’altra la città della gioia e del servizio premuroso. E’ la città che Gesù donò all’amata e Santa Madre Teresa per trasformarla nella città dell’amore e dell’amoroso servizio, e lei lo fece in modo fedele e perfetto, a tal punto che era conosciuta come “Madre Teresa di Calcutta”.

Poi Gesù le mostrò altre “Calcutta”, simili, diverse e difficili, in varie parti del mondo. Attraverso S. Teresa di Calcutta Gesù fece conoscere al mondo che Calcutta è in ogni luogo, a volte nascosta. “Oggi la malattia più grande non è la lebbra o la tubercolosi, l’AIDS e nemmeno il Corona Virus-19, ma l’indifferenza, il rifiuto e il non essere voluti”, soleva dire Madre Teresa, e più tardi avrebbe detto: “Calcutta è dappertutto, se solo abbiamo occhi per vedere”. Il “Carisma di Madre Teresa” invita ciascuno di noi a guardare alla nostra Calcutta, ad aprire gli occhi, il cuore e la mente per capire di nuovo le Scritture. Calcutta ci aiuta a mettere in pratica gli insegnamenti del vangelo, quando le parabole diventano vita.

E’ a Calcutta che Gesù parlò ad una semplice suora che scelse come sua sposa e le rivelò come riceverlo ed amarlo nel Pane di vita e come amarlo e servirlo nelle sembianze sofferenti dei più poveri tra i poveri. E’ qui che S. Teresa M.C. vide il Cristo affamato, il Cristo assetato, il Cristo ignudo, il Cristo senzatetto, il Cristo ammalato e carcerato (cfr. Mt 25,31-46), e cominciò a rispondere con gioia. E’ qui che, come il buon Samaritano (cfr. Lc 10,29-37), vide il Cristo ferito e “scese” dal convento di Loreto e cominciò a prendersi cura di lui. Fu un dovere e una sfida. Calcutta è “Betlemme” per la famiglia dei Missionari della Carità, dove Gesù è rinato in modo nuovo. E’ sufficiente andare a Shishubhavan, 78 di A. J. Bose Road, dove sono accolti ed amati centinaia di bambini non voluti, liberati dagli “Erode” dei nostri tempi. 

Il “Carisma di Madre Teresa” ci invita a guardare alla Santa Famiglia di Nazareth. Come Giuseppe, che nella notte prese con sé il bambino e sua madre e fuggì in Egitto per mettere in salvo Gesù, così molti uomini del nostro tempo devono proteggere, salvaguardare e salvare i bambini che devono nascere, che rientrano nella categoria dei più poveri tra i poveri. “L’aborto è il più grave distruttore della pace”, ammoniva S. Teresa M.C.. Se una madre può diventare un “Erode” per il suo bambino, che cosa rimane nel mondo? Come possiamo aspettarci pace nel mondo? Come possiamo avere pace nei nostri cuori? La pace comincia da noi: “Ci sia pace e che cominci da me”. Il “Carisma di Madre Teresa” combatte l’aborto con l’adozione. Le Suore Missionarie della Carità hanno alloggi per ragazze madri in tutto il mondo. Il “Carisma di Madre Teresa” ci invita a combattere il flagello dell’aborto di oggi, ma come?

Il “Carisma di Madre Teresa” ci invita ad offrire “ogni sospiro, ogni sguardo, ogni atto come atti d’amore divino” e a dire ogni giorno: “Di mia spontanea volontà, caro Gesù, ti seguirò dovunque tu vada in cerca di anime, ad ogni costo e solo per amor tuo”. Questo era il desiderio quotidiano di S. Teresa di Calcutta, la sua preghiera e la sua vita. Questo deve essere anche il nostro quotidiano desiderio, la nostra preghiera e la nostra vita.

Il “Carisma di Madre Teresa” ci ricorda che Calcutta può essere nelle nostre case, se solo abbiamo occhi per vedere e cuore per rispondere, come ha fatto Madre Teresa M.C., seguendo la chiamata di Gesù. La chiamata di Gesù è gratuita, alla quale diamo la nostra libera risposta. Se impariamo sempre più a prestare servizio gratuito e di tutto cuore ai membri della nostra famiglia, senza badare al costo e senza aspettarci ricompense, la nostra famiglia diventerà il santuario domestico della Chiesa. Ciò sarà possibile solo se accoglieremo Gesù nella nostra casa e se faremo della nostra famiglia un’altra Nazareth. ”Fate della vostra famiglia/comunità un’altra Nazareth”, soleva dire S. Teresa di Calcutta.

Il “Carisma di Madre Teresa” ci invita a sperimentare l’intensa e infinita sete d’amore e di anime che Gesù ebbe sulla Croce e che continua ad avere nell’Eucaristia, come l’ha sperimentata S. Teresa M.C., e a saziare questa sete come lei ha cercato di saziare, con tutte le forze e le fibre del suo essere.

“Lo scopo generale della Congregazione delle Missionarie e dei Missionari della Carità”, scriveva Madre Teresa M.C., “è quello di saziare la sete di Gesù. ‘Ho sete’, disse Gesù sulla Croce. Quando gli fu tolta ogni consolazione, morendo in assoluta povertà, solo, disperato, soffrendo nel corpo e nell’anima, Gesù parlò della sua sete, non di acqua, ma d’amore e di sacrifici”.

Madre Teresa M.C. continua: “Gesù è Dio, il suo amore e la sua sete sono perciò infiniti. Il nostro scopo è di estinguere l’infinita sete di Dio fatto uomo. Come gli angeli in cielo cantano incessantemente le lodi di Dio, così noi, attraverso i quattro voti di assoluta povertà, castità, obbedienza e Carità verso i poveri, estinguiamo incessantemente la sete di Dio con il nostro amore e con l’amore delle anime che portiamo a lui.

“Vivendo una vita di Carità ardente attraverso la pratica dei nostri quattro voti, estinguiamo la sete d’amore di Gesù, in altre parole con la perfezione della vita che è il fine della vita religiosa donata a Dio, con l’amore che chiede ai suoi religiosi”.

Ogni Missionario della Carità deve sperimentare la duplice sete con la stessa intensità con cui la sentì Gesù, e condividere questa sete con Gesù. Dio ha sete di noi e di tutti e noi abbiamo sete di Dio e di anime: “La preghiera è l’incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di lui” (CCC, 2560).

Un giorno stavo fissando la scritta “Ho sete” vicino al Crocefisso, nella nostra Cappella a Roma. Madre Teresa M.C. era con noi quel pomeriggio. Venne a vedere come stavo. Andò in fondo alla Cappella e poi mi disse: “Padre Sebastian, metti le parole “Ho sete” il più vicino possibile alla bocca di Gesù, come se in questo momento lo dicesse a te”. Più tardi, riflettendo, mi resi conto che la sete di Gesù d’amore e di anime è non solo infinita, ma anche eterna. Oggi la sete di Gesù aumenta e c’è bisogno di molto più amore, perché nel mondo d’oggi molte anime vivono e muoiono in povertà spirituale, tra privazioni e in miseria.

Dio scelse S. Teresa di Calcutta e le fece sperimentare questa intensa sete che, come scintille di fuoco, si diffuse in tutta la terra. Noi condividiamo la sua sete e operiamo per estinguere la sete di Gesù, crescendo in santità e perseverando fedelmente nella nostra vocazione fino alla morte. Per questo prego e chiedo le preghiere di tutti.

Dio vi benedica,
P.
Sebastian Vazhakala M.C.